Il Ciliegio e le sue storie.
“voglio fare con te ciò che la primavera fa con i ciliegi” – Pablo Neruda
Per questo post mi sono lasciata letteralmente ammaliare da questa frase che da sempre trovo poeticamente fantastica.
Parliamo oggi del Ciliegio, e lo facciamo in Chiave “ verdi e contenti” ovvero parlando di qualche curiosità legata alle sue storie e leggende.
Il termine Ciliegio viene da Kerasus . Stiamo parlando del ciliegio ornamentale il Prunus Avium.
Il termine ha origini incerte.
Sembra derivi dalla Città di Kerasunte origine da cui l’albero sarebbe arrivato fino alle nostre terre Grazie a Lucullo nel 74 a.c. o almeno così ci racconta Plinio il Vecchio .
Nelle varie ricerche che ho fatto ho trovato ben due curiosità. La prima vedeva bruciare i rami di ciliegio durante le festività natalizie e l’inizio del nuovo anno proprio per invocare al nuovo inizio. Le ceneri venivano utilizzate per fecondare la vigna.
In Francia, invece, nella notte tra il 30/04 e 1/5 si porta un ramoscello di ciliegio sulla porta delle fidanzate per simboleggiare l’amore provato.
In Austria invece si usa mettere un ramoscello di ciliegio in un contenitore con dell’acqua il 4 dicembre giorno di S.Barbara. Se il ramoscello fiorisce entro Natale è indice di molta fortuna e buon auspicio in famiglia
Ma arrivo adesso a spendere due parole per quella che è la leggenda che mi ha più colpito e che viene ovviamente dal Giappone. Ormai impazza l’ HANAMI che letteralmente significa “ammirare i fiori” ed evoca la tradizione giapponese di godere della ormai nota e sorprendente fioritura dei ciliegi.
Ed ecco per voi la la leggenda che più mi ha suggestionato ed emozionato. Quella de “Il Ciliegio del Sedicesimo Giorno” .
Ve la riporto qui per come l’ho trovata su questo sito
l ciliegio del sedicesimo giorno
Nel distretto di Wakegori, che appartiene alla provincia di Iyo, c’è un ciliegio famoso e antichissimo chiamato Jiu-roku-zakura, ovvero «ciliegio del sedicesimo giorno», perché fiorisce tutti gli anni il sedicesimo giorno del primo mese (secondo il vecchio calendario lunare), e quello soltanto. Il tempo della sua fioritura cade quindi nel Periodo del Grande Gelo, sebbene per regola naturale i ciliegi attendano la primavera prima di azzardarsi a fiorire. Il fatto è che nello Jiu-roku-zakura fiorisce una vita che non è − o almeno non
lo era in origine − la sua. In quell’albero alberga lo spirito d’un uomo.
Era egli un samurai di Iyo e l’albero cresceva nel suo giardino e fioriva, insieme a tutti gli altri, verso la fine di marzo e i primi di aprile. Aveva giocato sotto quell’albero quando era bambino; i suoi genitori, i suoi nonni e i suoi antenati avevano appeso ai suoi rami in fiore, una stagione dopo l’altra, per più di cento anni, strisce di carta colorata che recavano scritte poesie di lode.
Lui stesso era diventato vecchissimo sopravvivendo ai suoi figli e non gli era rimasta altra creatura da amare che non fosse il ciliegio. Ma, ahimè, durante l’estate di un certo anno, l’albero si avvizzì e morì. Il vecchio se ne dolse oltre ogni dire. Invano cortesi vicini gli trovarono un altro ciliegio, giovane e vigoroso, e lo piantarono in giardino, con la speranza di recargli conforto. Li ringraziò di cuore e dette mostra di aver ritrovato la felicità. Ma in realtà aveva la morte nel cuore, perché così teneramente aveva amato il vecchio albero
che nulla avrebbe potuto consolarlo.
Alla fine gli venne in mente una buona idea: si ricordò come si può salvare una albero morente. Era il sedicesimo giorno del primo mese. Si recò da solo in giardino e s’inchinò davanti all’albero avvizzito rivolgendogli le seguenti parole: «Ti scongiuro di fiorire ancora una volta… perché sto per morire al posto tuo». (È convinzione diffusa, infatti, che si possa immolare la propria vita per un’altra persona, o per qualsiasi essere creato, compreso un albero, purché si ottenga l’aiuto degli dèi; e questa trasmigrazione dell’esistenza è espressa dalle parole migawari ni tatsu: «agire per sostituzione».)
Allora il vecchio distese sotto l’albero un telo candido e vi depose alcuni cuscini, quindi vi s’inginocchiò e fece hara-kiri, alla maniera dei samurai. E il suo spirito trasmigrò nell’albero e lo fece fiorire in quel preciso istante.
E tutti gli anni continua a fiorire il sedicesimo giorno del primo mese, nella stagione delle nevi.
Non la trovate assolutamente poetica? Adesso guarderemo i ciliegi con un occhio completamente nuovo se già prima ne eravamo estasiati adesso la loro poesia e la loro meraviglia ci riempiranno non solo gli occhi, ma anche il cuore.
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